L’articolo di Alessandro Genovesi per “Il Fatto Quotidiano”: precarietà e sicurezza nei cantieri, l’emergenza sociale inascoltata.

Articolo di Alessandro Genovesi sul “Il Fatto Quotidiano” in occasione dei 136 anni della FILLEA

“Basta morti sul lavoro, No agli appalti selvaggi, Fuori la mafia dai cantieri, No al caro vita: slogan buoni oggi in pieno boom edile, tra Pnrr e superbonus, con l`inflazione al 6% e  con miliardi di opere pubbliche che fanno gola a molti. Slogan che sono tratti da foto d`epoca, contenute nel libro 136 anni di battaglie di Marielisa Serone, per festeggiare i 136 anni della Fillea Cgil, il più grande e antico sindacato dell`edilizia ma anche dei materiali.

Oggi più di ieri gli appalti pubblici valgono tanto (il 10% del Pil) e la legge delega in discussione ripropone il tema della qualità o meno dell`impresa, del lavoro e della trasparenza nella spesa pubblica. Sempre attuale è la battaglia per una città da rigenerare, sostenibile, con servizi di prossimità, più trasporto pubblico, più aree verdi. Pandemia docet. Cambiano i soggetti e i protagonisti di queste vertenze (fino agli anni 70 molti erano meridionali, oggi migranti dell`Est o dell`Africa), ma non il bisogno di inclusione, di dare tutele e diritti a chi, per vivere, deve lavorare. I precari di ieri si chiamavano cottimisti, oggi si chiamano con parole in inglese, ma poco muta anzi peggiora. Ieri un giovane poteva contare, dopo un po` di apprendistato e un po` di contratti atermine, di venir assunto a tempo indeterminato. Oggi la precarietà ti condanna a un presente assoluto, fatto di incertezze, rischio di farti male e bassi salari.

E mi vien da ridare pensando a chi imputa al reddito di cittadinanza (5-600 euro al mese) il fatto che non si trovano muratori, carpentieri o falegnami. Lo facciano lor signori un mestiere faticoso, che richiede sempre più conoscenze su nuove tecniche e materiali, e forse si accorgeranno che anche i buoni stipendi che abbiamo nel settore (se non sei tra i 200 mila a nero, s`intende) non bastano. Studino loro una vita per diventare tecnici o ingegneri e poi si prendano poche centinaia di euro per uno stage.

Ecco, la Fillea Cgil ha certo commesso errori e ha tanti limiti, ma stiamo ancora immersi, noi, con le gambe nel fango, con le scarpe sporche di calce, con la resina e la polvere di legno o marmo sulla pelle, con gli occhi stanchi da tante ore di computer (perché vi sono anche tecnici e impiegati da noi). E questo governo dei Migliori, che tra pandemia e guerra ha di fronte un`emergenza sociale enorme, ascolti chi ancora prova a rappresentare i bisogni e le paure di chi lavora, è disoccupato o pensionato. Perché la democrazia soffre (e non da oggi), i populismi e i fascismi avanzano (ricordate l`assalto alla Cgil) e solo governando insieme le grandi trasformazioni tecnologiche, ambientali e geopolitiche potremmo cavarcela. Noi la parte nostra siamo pronti a farla, come dimostrano i tanti grandi e piccoli episodi che, dal 1886 alle ultime mobilitazioni del 2021, passando per accordi e rotture, sono raccontati dalla Serone. E gli altri?”

Alessandro Genovesi, Segretario generale della Fillea Cgil